Con questo piccolo saggio (meno di 80 pagine) faremo un viaggio le tappe più importanti della fisica del XX secolo.

Rovelli ci parlerà di relatività generale, gravità a loop e buchi neri, delle ipotesi circa la struttura del nostro universo e molto altro.

Einstein, Plank, Eisenberg, Bohr, relatività e fisica quantistica, struttura del cosmo e buchi neri: questi sono alcuni degli argomenti trattati nel saggio.

Oltre alla parte scientifica, il libro è anche una grande interrogazione filosofica sull’essere umano.
Non a caso l’ultimo capitoletto, dopo aver attraversato l’universo, il tempo, micro e macrocosmo, torna a noi, all’uomo, e alla nostra spinta a interrogarci:

“Che posto abbiamo noi, esseri umani che percepiscono, decidono, ridono e piangono, in questo grande affresco del mondo che offre la fisica contemporanea? Se il mondo è un pullulare di effimeri quanti di spazio e di materia, un immenso gioco a incastri di spazio e particelle elementari, noi cosa siamo? Siamo fatti anche noi solo di quanti e particelle? Ma allora da dove viene quella sensazione di esistere singolarmente e in prima persona che prova ciascuno di noi? Allora cosa sono i nostri sogni, le nostre emozioni, il nostro stesso sapere? Cosa siamo noi, in questo mondo sterminato e rutilante?

La bellezza della semplicità

Il saggio è scorrevole. Questa sua scorrevolezza deriva dallo stile semplice in cui è scritto.
Una semplicità che è frutto di una comprensione profonda della materia e della sua trasposizione a noi in modo semplice. È semplicità figlia di complessità.
Rovelli riesce davvero a divulgare nell’accezione più alta del termine, passando dal linguaggio fisico e matematico a quello della prosa, esatta e gradevole.
È un libro utile per avvicinare i non addetti ai lavori – quelli come me ad esempio – al mondo della fisica.

L’idea di semplicità, con tutto il carico di complessità retrostante, si ritrova nell’equazione di Einstein: pochi caratteri accostati che hanno il potere di racchiudere un universo.
Rovelli la paragona ad altre forme di bellezza:

“Ci sono capolavori assoluti che ci emozionano intensamente, il Requiem di Mozart, l’Odissea, la Cappella Sistina, Re Lear… Coglierne lo splendore può richiedere un percorso di apprendistato. Ma il premio è la pura bellezza. E non solo: anche l’aprirsi ai nostri occhi di uno sguardo nuovo sul mondo. La Relatività Generale, il gioiello di Albert Einstein, è uno di questi.”

Ed è forse proprio perché la considera una delle forme di bellezza raggiunte dallo spirito umano che Rovelli sceglierà di inserire la formula così com’è, consapevole del fatto che molti di noi non potranno capirla, ma fiducioso nel fatto che possiamo apprezzarne l’estrema semplicità.

Stile e capacità di scrittura

Rovelli ha una vera e propria vocazione narrativa: lo vediamo ad esempio nel ritratto di un giovane Einstein a Pavia, in cui, con poche pennellate, ci restituisce un mondo:

“Da ragazzo, Albert Einstein ha trascorso un anno a bighellonare oziosamente. Se non si perde tempo non si arriva da nessuna parte, cosa che i genitori degli adolescenti purtroppo dimenticano spesso. Era a Pavia. Aveva raggiunto la famiglia dopo aver abbandonato gli studi in Germania, dove non sopportava il rigore del liceo. Era l’inizio del secolo e in Italia l’inizio della rivoluzione industriale. Il padre, ingegnere, installava le prime centrali elettriche in pianura padana. Albert leggeva Kant e seguiva a tempo perso lezioni all’Università di Pavia: per divertimento, senza essere iscritto né fare esami. È così che si diventa scienziati sul serio.”

Anche il ritmo del libro è interessante e possiamo scorgere tra le sue pagine persino una vena poetica nella descrizione di galassie, quanti e buchi neri.
Guardiamo come conclude il discorso su quanto sappiamo oggi riguardo la materia, in cui si ritrova uno sguardo incantato, di chi sa di non poter davvero comprendere, ma che è conscio di far parte dell’universo, di esserne una fibra:

“Per adesso, questo è quello che sappiamo della materia. Una manciata di tipi di particelle elementari, che vibrano e fluttuano in continuazione tra l’esistere e il non esistere, pullulano nello spazio anche quando sembra non ci sia nulla, si combinano assieme all’infinito come le venti lettere di un alfabeto cosmico per raccontare l’immensa storia delle galassie, delle stelle innumerevoli,  dei raggi cosmici, della luce del sole, delle montagne, dei boschi, dei campi di grano, dei sorrisi dei ragazzi alle feste, e del cielo nero e stellato la notte.”

Si dispiega davanti a noi la meraviglia del cosmo. In effetti risultano inestricabili i rapporti tra scienza, poesia e filosofia, tra dimostrazione e speculazione.
Non sarà un caso che la conclusione, come abbiamo visto incentrata sull’uomo, sarà affidata a un poeta, Lucrezio, di cui Rovelli riporta alcuni esametri tratti dal De rerum natura e tramite cui ci sussurra il fatto che siamo parte della natura, stessa sostanza dei sogni, stessa sostanza delle stelle.


In fin dei conti questo è un libro da leggere perché trasmette in modo chiaro dei concetti di fisica, ci permette di avvicinarci a una materia che altrimenti potremmo ritenere oscura, distante da noi. Rovelli ci fa avvicinare, ci trasmette il suo amore per gli argomenti del libro e magari può spingere qualcuno di noi ad approfondire questi temi.